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Fondi Ue agli studi, si parte

Fondi Ue agli studi, si parte

Nei primi due giorni di attività dello sportello telematico del Cup, nato due mesi fa per fornire informazioni in materia di finanziamenti agevolati

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Nei primi due giorni di attività dello sportello telematico del Cup, nato due mesi fa per fornire informazioni in materia di finanziamenti agevolati ai professionisti, sono arrivate tante richieste da esaurire gli appuntamenti telefonici per i successivi due mesi. E a oggi le prenotazioni sono arrivate fino alla fine di settembre.

È il segno del grande interesse sollevato dalla concreta possibilità per i professionisti di attingere ai fondi strutturali europei, frutto di un emendamento inserito nella legge di Stabilità 2016 grazie alle pressioni del Cup (comitato unitario delle professioni).

Si tratta di una riforma epocale, resa possibile da un cambio di passo dei rappresentanti degli stessi professionisti che hanno accettato di definire la propria realtà al fianco di quella delle piccole e medie imprese. Come tutte le riforme di un certo spessore ha bisogno di tempo per essere implementata. I 24 miliardi di fondi europei, disponibili per il periodo 2014-2020 possono, infatti, essere erogati solo passando dalla filiera regionale. Ci sono regioni più sensibili e attive altre più timorose e lente nel recepire le novità. Due casi emblematici: la Toscana la settimana scorsa ha emanato un comunicato stampa per annunciare la disponibilità di fondi per la formazione di professionisti under 40 (finora i fondi per la formazioni si erano resi disponibili solo per i giovanissimi che entravano per la prima volta nel mondo del lavoro o per i dipendenti degli studi professionali). Al contrario la Calabria ha messo nero su bianco una serie di paletti che avrebbero l’effetto di inibire la possibilità di concedere finanziamenti agevolati ai professionisti. Da una prima analisi effettuata dalla Regione l’impedimento potrebbe trovare origine nell’applicazione del regolamento comunitario che richiede ai beneficiari di dimostrare di non essere «impresa in difficoltà» in quanto per i professionisti «non organizzati in forma d’impresa» non vi sono criteri oggettivi di valutazione dell’eventuale stato di difficoltà. Resta, tuttavia, confermato che i liberi professionisti che svolgono un’attività organizzata in forma d’impresa sono da ritenersi ammissibili quali soggetti beneficiari.Tra le regioni che per prime si sono mosse o si stanno muovendo per promuovere bandi specifici per il mondo delle professioni, oltre la Toscana si possono citare la Lombardia, il Lazio, il Molise, la Puglia, il Friuli Venezia Giulia e la Provincia Autonoma di Bolzano. Non è molto, ma è un segnale preciso che il cambiamento di rotta è stato colto dagli amministratori e dai politici più sensibili. Gli altri seguiranno al traino, come al solito.

Oltre alle agevolazioni specificatamente indirizzate ai professionisti bisognerà anche sperimentare quali difficoltà i titolari degli studi troveranno nell’accedere a quelle previste per le microimprese: è il caso per esempio dei finanziamenti per l’innovazione, oppure di quelli per il microcredito che consentono di ricevere prestiti fino a 25 mila euro senza garanzie.

Un altro problema è costituito dalle dimensioni degli studi, generalmente modeste, che possono rendere eccessivamente oneroso il superamento degli ostacoli burocratici necessario per l’accesso ai finanziamenti. Si tratta di pratiche che richiedono una certa specializzazione e il dispendio di molte energie, che non sempre sono ripagate dall’ammontare dei benefici che si riescono a ottenere. Non è un caso se lo sportello istituito dal Cup, così come quelli messi in campo da alcune casse di previdenza, sono stati letteralmente presi d’assalto. Interessante notare che questi sportelli hanno una duplice valenza: da una parte informare sui meccanismi dei bandi, che devono rispettare i regolamenti comunitari e quindi sono generalmente piuttosto complessi, e aiutare i professionisti che si dicono interessati a superare le difficoltà di percorso; dall’altra c’è anche l’esigenza di capire aspettative ed esigenze dei professionisti, diverse da categoria a categoria, per poi aiutare i decisori politici a compiere le loro scelte in modo più consapevole, in altri termini dare un contributo politico alla predisposizione di bandi che riescano a dare un valore aggiunto concreto e non solo teorico.

fonte italia oggi

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