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Le banche europee giocano in attacco tra M&A e dividendi

Secondo Credit Suisse, le banche hanno registrato un andamento trainato dai ricavi di base, e le prospettive per gli utili nel 2021 sono positive. Intesa Sanpaolo ha stupito gli analisti con ricavi sopra le attese, mentre Caixa Bank rimane il nome spagnolo per eccellenza

Le banche europee giocano in attacco tra M&A e dividendi

Dopo la chiusura dei conti e dei bilanci relativi al quarto trimestre e all’intero 2020, le banche europee sembrano pronte a mettersi alle spalle un a

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Dopo la chiusura dei conti e dei bilanci relativi al quarto trimestre e all’intero 2020, le banche europee sembrano pronte a mettersi alle spalle un anno complicato. Secondo gli analisti di Credit Suisse le prospettive per il 2021, anche alla luce dei risultati appena conseguiti, possono considerarsi incoraggianti, in particolare sul fronte utili. “Le banche hanno registrato un andamento trainato principalmente dai ricavi di base, divergendo dagli andamenti del terzo trimestre quando gli accantonamenti erano stati la componente chiave più monitorata”, evidenziano gli analisti.

In Spagna, mentre le entrate di base di Santander (target price a 2,7 euro e giudizio neutral) hanno guidato la performance portando a un net interest income del 3% al di sopra del consenso, la forza di Bbva (target price a 3,9 euro e giudizio neutral) è risieduta nelle entrate da commissioni (2% al di sopra del consenso). La crescita resiliente di Caixa Bank (target price a 2,7 euro e giudizio putperform), invece, ha garantito alla banca una performance migliore del previsto su tutti i fronti, dal net interest income (3% al di sopra del consenso), alle commissioni (3% al di sopra del consenso) e ricavi assicurativi (4% al di sopra del consenso).

In Italia è stata Intesa Sanpaolo (target price a 2,5 euro e giudizio outperform) a sorprendere gli analisti di Credit Suisse. “Il net interest income e i ricavi assicurativi di Intesa sono stati positivi, rispettivamente il 7% e il 2% sopra il consenso, anche se le tasse sono rimaste la componente più centrale dei ricavi del trimestre, il 17% sopra il consenso. Pur riconoscendo la piena integrazione del contributo di Ubi, notiamo che questa evoluzione positiva del reddito è probabilmente dovuta all’attività economica relativamente più elevata in seguito al temporaneo allentamento delle restrizioni negli ultimi mesi dell’esercizio 2020”, sottolineano gli strategist, secondo cui, viceversa, il net interest income e le commissioni di Unicredit (target price a 8,8 euro e giudizio neutral) sono venute a meno per la motivazione opposta: nonostante i costi all’ingrosso più bassi, il business è stato colpito da minori volumi di prestiti e pressioni sui margini, in parte a causa del mix e dell’impatto dei prestiti garantiti dal governo a più basso rendimento e del minore contributo del tesoro.

I costi di gestione hanno avuto sviluppi contrastanti in tutto il paesaggio dell’Europa meridionale. Le spese operative sono risultate superiori alle attese per Santander, Banco de Sabadell, Bankinter, Bper e Intesa Sanpaolo, probabilmente attribuibili a un effetto di stagionalità nell’ultimo trimestre dell’anno, mentre Unicredit ha riportato una battuta di arresto sui costi principalmente a causa della minore compensazione variabile. Le disposizioni sono variate a seconda degli istituti, con Bankia, Caixa Bank, Bbva, Santander, Bper e Unicredit che hanno fornito un costo del rischio inferiore al previsto per il trimestre. In particolare, per Intesa Sanpaolo, nonostante l’iscrizione di disposizioni straordinarie sull’annunciato processo di risanamento della componente npl, le svalutazioni dei prestiti sono risultate inferiori del 18% rispetto al previsto, lasciando il costo del rischio per l’anno in corso entro la l’obiettivo del management.

Su un confronto trimestre per trimestre, si evidenzia il rendimento positivo del core income spagnolo; il net interest income ha beneficiato di una crescita di volumi resiliente, anche se ancora contenuta, e di maggiori contributi da parte delle Tltro, che hanno compensato le pressioni sui margini derivanti da tassi più bassi. Analogamente, le tasse hanno mostrato una ripresa parzialmente dovuta ad un effetto di stagionalità, all’aumento dell’attività economica in Spagna e agli afflussi netti di asset under management. A livello trimestrali sono aumentati i costi, in linea con la tendenza prevista per gli ultimi mesi dell’anno, ma nel complesso sono rimasti al di sotto dei livelli del quarto trimestre del 2019. “I costi operativi rimangono un obiettivo principale per il miglioramento della redditività, in quanto le banche di tutto il settore annunciano ulteriori piani di riduzione dei costi. Evidenziamo gli sforzi in corso di Caixa Bank per il controllo di tale componente, che subirà un’ulteriore accelerazione con il loro ultimo programma di prepensionamento”, sottolineano da Credit Suisse.

Per quanto riguarda gli accantonamenti, il discorso risulta leggermente diverso. Anche se tutte le banche sotto la copertura di Credit Suisse hanno segnalato un livello inferiore al previsto di loan loss provisions, gli analisti sottolineano livelli più elevati rispetto al terzo trimestre del 2020 per Caixa Bank, Santander, Intesa Sanpaolo e Unicredit. “Notiamo inoltre un’apparente maggiore gestione proattiva delle fasi IFRS9 da parte delle banche italiane, in particolare Unicredit, finalizzata a prevenire un “cliff effect” da un potenziale deterioramento della qualità degli asset dopo la scadenza della moratoria sui prestiti nel primo semestre del 2020. Tuttavia, il costo del rischio per l’anno è rimasto entro gli obiettivi del management per quasi tutti i player, leggermente superiore per Liberbank e per Banco Bpm”, concludono gli strategist.

Fonte: www.milanofinanza.it

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