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Coronavirus, Bonometti: «L’Europa si fermi, andiamo in ferie e poi ripartiamo»

Coronavirus, Bonometti: «L’Europa si fermi, andiamo in ferie e poi ripartiamo»

Qui serve l’Europa. Dov’è? Ha ascoltato le parole della Lagarde? Non ha rassicurato nessuno. A voler pensar male potremmo persino affermare che vede

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Qui serve l’Europa. Dov’è? Ha ascoltato le parole della Lagarde? Non ha rassicurato nessuno. A voler pensar male potremmo persino affermare che vedere l’Italia in ginocchio per qualche altro Paese europeo significa pensare di approfittare delle quote di mercato che stiamo perdendo. Non sanno che la pandemia riguarda tutti e la risposta deve essere europea».

Come?

«Fermiamo l’Europa e mandiamo, se possiamo, tutti in ferie. Costruiamo una zona rossa per tutti. Blocchiamo anche gli altri Paesi, risolviamo la questione sanitaria e omogeneizziamo lo stop alle produzioni altrimenti usciamo dalle catene globali del valore, veniamo sostituiti dai concorrenti. Il nostro export, 450 miliardi all’anno, si riduce in maniera sensibile e non ci riprendiamo più».

Marco Bonometti ha percorso in questi giorni un crinale strettissimo ma ha creduto valesse la pena farlo. Una strada che i sindacati hanno giudicato troppo «produttivista». Eppure il presidente di Confindustria Lombardia alla fine ha avuto ragione: ha trovato un accordo con la Regione Lombardia che invocava il blocco totale con il sistema sanitario vicino al collasso. E l’ultimo decreto firmato da Conte in sostanza recepisce la proposta lombarda che consente di tutelare gli impianti industriali rilevanti.

Ma restano i nodi sulla salute. Le fabbriche sono in subbuglio, scioperi ovunque. I sindacati lamentano che molte imprese non riescono a rispettare i protocolli sanitari.

«La premessa doverosa: chi non riesce ad adeguarsi deve chiudere immediatamente. Noi abbiamo proposto un codice di autoregolamentazione che recepisce il decreto dell’8 marzo. Con la limitazione massima degli spostamenti, la giusta distanza tra gli addetti e la chiusura dei reparti aziendali non produttivi. Così tuteliamo la salute e lasciamo aperti chi è in grado di farlo».

Quel codice di autoregolamentazione, però, è tacciato di essere troppo discrezionale.

«Alt. Atteniamoci ai protocolli. E in questo momento non si risolve con gli scioperi, ora irresponsabili. Serve uno scatto da parte dei sindacati, altrimenti da qui in poi troviamo solo macerie».

Quali sono gli impianti rilevanti che non possono chiudere?

«È il caso dei siti produttivi Rir (Rischio incidente rilevante, ndr.), ossia quegli stabilimenti che possono diventare pericolosi per l’ambiente e per la sicurezza se non presidiati anche dopo un fermo produttivo. L’alimentare e il farmaceutico non possono fermarsi. Ma anche le macchine utensili e gli imballaggi».

Fonte: https://www.corriere.it/economia/aziende/20_marzo_12/coronavirus-bonometti-l-europa-si-fermi-andiamo-ferie-poi-ripartiamo-1ae6afbc-6492-11ea-90f7-c3419f46e6a5.shtml?refresh_ce-cp

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