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TikTok: l’attivismo è reale o virtuale?

È bene capire se siamo di fronte all'ennesimo strumento di Green-Pink-Rainbow Washing o se si tratti di un reale mezzo di mobilitazione sociale

TikTok: l’attivismo è reale o virtuale?

L’uso propagandistico dei social media è cosa assai nota. Negli anni '30 c’era la radio, oggi c’è Meta, la vecchia Facebook, al centro di numerose

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L’uso propagandistico dei social media è cosa assai nota. Negli anni ’30 c’era la radio, oggi c’è Meta, la vecchia Facebook, al centro di numerose critiche a seguito dello scandalo Cambridge Analytica. I social media, nati come nuove forme di comunicazione e innovazione, ben presto si sono rivelati essere terreno fertile per la diffusione di fake-news, che alimentano la rabbia sociale, canalizzata in campagne d’incitamento all’odio, troppo spesso riconducibili a correnti politiche di estrema destra.

I partiti progressisti, infatti, hanno fallito là dove i partiti di destra sono riusciti: nella comunicazione. La macchina propagandistica della destra statunitense ed europea è riuscita infatti, tramite l’uso dei social media, ad attrarre a sé quell’elettorato più distante dalla scena politica tradizionale, i cosiddetti “left-behind”. D’altronde le grandi testate giornalistiche “fanno politica”, mentre le piattaforme come Facebook, dove ognuno può dire la propria, avviano un processo di democratizzazione reale della comunicazione, o almeno, questo è il messaggio che molti strateghi e social media manager hanno voluto far passare.

Tuttavia, le nuove generazioni e in particolare quella Z, sembrano volersi riprendere i propri spazi, in particolare i social media, o meglio quello dei nuovi social media. Sono lontani infatti gli anni in cui i più giovani trascorrevano ore su Facebook, oggi c’è Instagram, ma soprattutto Tiktok. Tiktok in pochissimi anni è diventato uno strumento di mobilitazione sociale di massa, utilizzato da numerosissimi giovani attivisti per far politica e sensibilizzare i propri follower su temi sociali e ambientali.

Dal 2020 il social network cinese ha poi lanciato “TikTok for Good”, un apposito spazio all’interno della piattaforma che ha come obiettivo quello di ispirare le nuove generazioni e dare loro lo spazio necessario affinché possano incidere positivamente sulla realtà che li circonda. L’impegno di TikTok per sensibilizzare i più giovani su temi fondamentali come la malnutrizione infantile risale al 2019, quando in collaborazione con le Nazioni Unite e il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (IFAD) ha lanciato la #DanceForChange challengea sostegno delle popolazioni rurali africane.

La #DanceForChange challenge è riuscita a generare più di 33.000 video e ben 81 milioni di visualizzazioni. Si tratta di numeri effettivamente importanti: tuttavia c’è da chiedersi se TikTok non sia solo l’ennesimo strumento di sensibilizzazione virtuale, ricco di campagne di green o pink o rainbow washing, ma concretamente incapace di incidere sulla realtà. E più direttamente, visto che una piattaforma agisce nel modo e nella misura in cui agiscono i suoi utenti: i Tiktokers della Z Generation sono realmente in grado di realizzare azioni concrete che portino ad effettive mobilitazioni di massa?

Ciò che sono riusciti a fare migliaia di tiktoker americani a Tulsa in Oklahoma lo scorso 2020, sembra rispondere positivamente al nostro quesito. Durante la campagna presidenziale di Donald Trump, alcuni influencer di TikTok sono riusciti a mobilizzare migliaia di utenti, affinché prenotassero quasi tutti i posti del Bank of Oklahoma Center, così da impedire ai sostenitori di Trump di partecipare all’evento, e sabotando un appuntamento atteso con ansia da tutto il popolo trumpiano. I movimenti come quelli dei Fridays for Future ci hanno del resto dimostrato che la generazione Z, è una generazione di attivisti, diversa dalle precedenti; più empatica e consapevole delle contraddizioni che caratterizzano la nostra società: che più che limitarsi a sensibilizzare, agisce. Mobilita le masse, fa attivismo online con petizioni e raccolte fondi, si riprende i social media, o per lo meno ne nobilita l’uso di quelli nuovi.

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