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Ue a fuoco lento. Conte ai tedeschi: “Scriviamo la storia non l’economia”

Ue a fuoco lento. Conte ai tedeschi: “Scriviamo la storia non l’economia”

Intervista del premier alla tv Ard. Ma i tedeschi tornano a parlare di Mes. Dalla Commissione 100mld per il lavoro. E gli Stati membri balbettano anch

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Intervista del premier alla tv Ard. Ma i tedeschi tornano a parlare di Mes. Dalla Commissione 100mld per il lavoro. E gli Stati membri balbettano anche su Orban

“Io e la Merkel abbiamo espresso due visioni diverse durante la nostra discussione. Ne approfitto e lo dico a tutti cittadini tedeschi: noi non stiamo scrivendo una pagina di un manuale di economia, stiamo scrivendo una pagina di un libro di storia”. Giuseppe Conte entra nel dibattito in corso in Germania sulle misure europee da adottare per fronteggiare la crisi economica scatenata dal coronavirus. In un’intervista alla tv tedesca Ard, il premier lancia un altro appello all’Ue: “E’ un’emergenza della quale non è responsabile nessun singolo Paese, non si tratta di tensioni finanziarie. L’Ue come risponde? L’Ue compete con la Cina, con gli Usa che hanno stanziato 2mila miliardi per reagire, in Ue cosa vogliamo fare? Ogni Stato membro vuole andare per conto suo? Se la reazione non sarà coesa, vigorosa, coordinata, l’Europa diventerà sempre meno competitiva nello spazio globale di mercato”.

Ma l’Ue reagisce ancora lenta, sia sul coronavirus che sull’altro fronte che si è aperto in Ungheria, con la mossa di Viktor Orban di aggiudicarsi pieni poteri approfittando dell’emergenza, con votazione a maggioranza in Parlamento ma di fatto esautorando il Parlamento.

Dal punto di vista italiano, la buona notizia è che il ministro delle Finanze olandese Wopke Hoekstra è costretto a fare autocritica, incalzato dalle accuse in patria. “Ho mostrato poca empatia” con i paesi del sud Europa, ammette, “l’appello alla solidarietà ha senso, una Europa forte è nel nostro interesse. Avremmo dovuto fare di meglio, a cominciare da me”. Chapeau. Ma questo non significa che gli olandesi si stiano orientando sugli eurobond per condividere i rischi economici da coronavirus. Anzi, i loro colleghi tedeschi oggi riportano in pista l’uso del Fondo salva Stati.

La Commissione europea invece sta mettendo a punto una proposta per mobilitare risorse fino a 100 miliardi di euro per sostenere il lavoro nei Paesi colpiti dall’emergenza.

Ma è ancora lunga la strada fino all’Eurogruppo di martedì prossimo. Domani intanto si riuniscono gli sherpa dei ministeri dell’Economia dei paesi Ue, lo faranno anche il prossimo 6 aprile.

“La nostra posizione sui Coronabond è ferma, ma non quella sulla solidarietà – specifica Hoekstra – Non ho passato il messaggio con sufficiente empatia. Ma vogliamo vedere in modo solidale cosa è razionale e ragionevole” fare.

Che significa? La ‘traduzione’ arriva da Berlino. Il ministro tedesco delle Finanze, il socialista Olaf Scholz, sottolinea che la strada è quella del Meccanismo europeo di stabilità e non degli eurobond. “Il Mes – dice Scholz – ha una capacità di credito di circa 500 miliardi di euro ed è molto stabile. La mia convinzione è che lì ci sia una realtà in cui si può aprire una linea di credito precauzionale per semplificare il finanziamento degli Stati”.

Ne parla anche il direttore generale del Mes, il tedesco Klaus Regling, in un’intervista al Financial Times. Per arrivare ai coronabond ci vuole troppo tempo, è la sua argomentazione. E quindi la scelta più logica “è usare le istituzioni esistenti con i meccanismi esistenti”. Vale a dire i fondi del Mes, a condizionalità ridotta. Che non significa senza condizionalità come aveva chiesto l’Italia con la Spagna, la Francia e altri paesi con i bilanci più deboli. “Fondamentalmente – dice Regling – ci basterebbe essere sicuri che i soldi siano spesi in modo corretto e che il Mes venga ripagato un giorno”. Che significa: piano di rientro a emergenza finita.

Sul tavolo della discussione, in vista dell’Eurogruppo di martedì prossimo, resta la possibilità della terza via di cui ha parlato ieri il commissario all’Economia Paolo Gentiloni: bond emessi dalla Banca per gli Investimenti europea (Bei) con missioni precise legate all’emergenza coronavirus. Mentre la Commissione europea sta mettendo a punto una proposta per mobilitare risorse fino a 100 miliardi di euro al fine di finanziare le iniziative che i Paesi colpiti dall’emergenza coronavirus metteranno in campo per combattere l’attesa impennata della disoccupazione. Anche questa proposta dovrebbe finire sul tavolo dell’Eurogruppo della prossima settimana.

E’ un ennesimo passo da parte della Commissione, dopo la sospensione del Patto di stabilità e crescita. Ma non è ancora una misura di condivisione del rischio, di vera solidarietà europea. Per ora, dalla discussione sono scomparsi gli eurobond, anche se in Germania e Olanda è nato un certo dibattito su questo strumento: non era scontato, ma i rispettivi governi restano contrari.

Se le misure economiche anti-virus stentano a vedere la luce, anche sul fronte dei diritti e della democrazia l’Unione Europea si conferma quanto meno lenta. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen interviene sulla mossa di Orban: “E’ della massima importanza che le misure di emergenza” adottate dai governi Ue per il coronavirus “non vadano a scapito dei nostri valori fondamentali. La democrazia non può funzionare senza media liberi. Rispetto della libertà di espressione e certezza del diritto sono essenziali. Eventuali misure devono essere limitate al necessario, proporzionate e soggette a controllo. La Commissione europea seguirà da vicino la loro applicazione”.

Il presidente dell’Europarlamento David Sassoli dice al tg3 di aver “chiesto alla Commisisone Europea, che è custode dei trattati, di verificare se la legge ungherese sia conforme con l’articolo 2 del nostro Trattato. Tutti i paesi europei hanno il dovere di proteggere i nostri valori”.

Ma è il Consiglio europeo che dovrebbe adottare delle decisioni nei confronti dell’Ungheria. Tanto più che, come ricorda l’eurodeputato Carlo Calenda, “il Parlamento Europeo ha già chiesto che venissero presi provvedimenti per grave violazione dell’articolo 7 del Trattato sull’Ue, ma l’ultima mossa di Orban è una misura senza precedenti che necessita l’intervento tempestivo e determinato del Consiglio dell’Unione europea per sospendere l’Ungheria da ogni potere decisionale in Europa e dall’accesso a qualsiasi tipo di finanziamento”.

A gennaio scorso il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione in cui chiedeva agli Stati membri di decidere su Polonia e Ungheria, visto che da tempo stanno verificando le violazioni dello stato di diritto in entrambi i paesi europei.

Come se non bastasse il coronavirus, anche il caso Orban scuote l’Ue, ma senza provocare decisioni di sorta.

Fonte:https://www.huffingtonpost.it/entry/europa-cotta-a-fuoco-lento_it_5e836607c5b603fbdf4a37d9

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