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Moody’s alza l’outlook dell’Italia da stabile a positivo. Il rating resta fermo a Baa3

Moody’s alza l’outlook dell’Italia da stabile a positivo. Il rating resta fermo a Baa3

Il rating resta fermo a Baa3, come è dal 2018, il più basso fra le maggiori agenzie Il timore dazi torna a muovere i mercati, e a colpire i titoli di

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Il rating resta fermo a Baa3, come è dal 2018, il più basso fra le maggiori agenzie

Il timore dazi torna a muovere i mercati, e a colpire i titoli di Stato americani mentre i bond governativi europei vedono flettere ad ampio raggio i rendimenti. La decisione di Moody’sCompresi i BTp, che dopo aver chiuso la giornata di ieri al 3,6%, ben 40 punti base sotto i livelli del 9 aprile, hanno ottenuto in serata una nuova promozione sul fronte del rating. A mercati chiusi, infatti, Moody’s ha alzato da stabile a positivo l’outlook che accompagna il Baa3 attribuito all’Italia ormai da 7 anni. Un altro miglioramento nel giudizio che va apparentemente in contropelo rispetto alle acque agitate dei mercati internazionali, ma segue la linea già trattata l’11 aprile da S&P con la promozione, quella volta piena, che ha portato il giudizio da BBB a BBB+ (con outlook stabile). «È il frutto del lavoro serio e silenzioso che stiamo portando avanti dall’inizio del Governo», incassa il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti commentando un «risultato porta un beneficio alle famiglie, imprese e persino alle banche italiane. A fronte di giudizi negativi diffusi – conclude – c’è un Paese, l’Italia, al quale viene riconosciuto un upgrade significativo».Nuove minacce da TrumpA riaccendere le tensioni sui mercati ieri è stato ancora una volta il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Con una mossa che ha colto gli investitori di sorpresa, il presidente ha minacciato un’imposizione secca del 50% su tutte le importazioni dall’Unione europea a partire dal 1° giugno. A ciò si è aggiunto un ulteriore affondo contro Apple e Samsung: dazi del 25% su ogni device venduto negli Stati Uniti ma non prodotto sul suolo americano. Dopo settimane di progressivo recupero degli indici globali, sostenuti in parte dall’idea che la fase acuta della guerra commerciale fosse ormai alle spalle, le nuove minacce tariffarie mostrano che il rischio geopolitico resta strutturale.Il messaggio, affidato come sempre a un post social diretto e perentorio, è stato chiaro: «Le discussioni con l’Ue non stanno portando a nulla». Parole che hanno avuto un effetto immediato sui mercati finanziari globali: vendite sulle azioni e acquisti sui beni rifugio. In Europa, l’indice Stoxx-600 ha perso lo 0,9%, registrando la peggior seduta dal 9 aprile e rompendo una striscia positiva di sei settimane consecutive di rialzi. Ancora più marcata la reazione dei listini continentali a maggiore esposizione ciclica e commerciale. Listini e bondIl Dax tedesco ha chiuso in calo dell’1,5%, penalizzato soprattutto dal settore automotive e dal lusso, mentre Parigi, Madrid e Milano hanno perso oltre l’1%. Piazza Affari, in particolare, si è confermata la peggiore con una flessione dell’1,94%, orfana ormai dell’effetto dividendi che aveva sostenuto il mercato nelle settimane precedenti.A Wall Street, i principali indici sono arrivati a perdere quasi il 2% per poi dimezzare le perdite nel finale. Apple, finita direttamente nel mirino delle dichiarazioni presidenziali, ha perso il 2%, guidando il ribasso del comparto tech e riportando al centro dell’attenzione la fragilità delle supply chain globali. La minaccia di dazi del 25% su dispositivi venduti ma non prodotti negli Stati Uniti mette infatti in discussione l’intero modello produttivo del colosso di Cupertino, fortemente dipendente dalla manifattura asiatica.Sul fronte obbligazionario i Treasury americani, dopo acquisti iniziali, sono stati nuovamente venduti portando nuovamente i rendimenti su soglie d’attenzione: il decennale ha chiuso sopra il 4,5%, mentre il trentennale è rimasto saldamente sopra il 5%. Per Solita Marcelli, capo investimenti di Ubs global wealth management, «sebbene i rendimenti possano salire ancora in risposta ai timori sul deficit, è probabile che la Fed o la stessa amministrazione Trump intervengano per contenere l’impennata».In Europa invece i rendimenti sono scesi ad ampio raggio. Il tasso del decennale tedesco è sceso al 2,57%. Quello del BTp italiano al 3,6%, ben 40 punti base in meno rispetto ai livelli del 9 aprile. Lo spread rispetto al Bund tedesco chiude la settimana poco sopra i 100 punti, confermando una fase di relativa stabilità per il debito italiano, nonostante il nervosismo generalizzato.La decisione comunicata ieri sera da Moody’s a mercati chiusi va esattamente in questo senso. E offre un nuovo premio a quella linea della prudenza sui conti che ha permesso al Governo di mettere in programma una riduzione strutturale del deficit, e un’uscita anticipata al 2026 dalla procedura Ue per disavanzi eccessivi che al momento resiste anche alle urgenze dettate dall’aumento per le spese per la Difesa. Nelle analisi delle agenzie di rating, la solidità fiscale si accompagna a quella politica, e costruisce intorno al maxidebito italiano una sorta di oasi rispetto alle incognite che continuano a dominare con intensità crescente lo scenario internazionale. Nel frattempo i trader hanno aumentato le scommesse su nuovi tagli dei tassi da parte dell’Eurotower, con il mercato che ora prezza un tasso sui depositi all’1,60% entro dicembre, in calo rispetto all’1,72% di inizio giornata. Le aspettative di allentamento monetario riflettono il timore che la nuova offensiva protezionistica americana possa colpire in modo particolare il Vecchio continente, già alle prese con una ripresa fragile e una domanda interna ancora debole. Il messaggio politico è stato recepito: gli Stati Uniti sono pronti a forzare la mano su tutti i fronti, e l’Europa dovrà decidere se accettare nuove concessioni o alzare a sua volta i toni dello scontro.

di Vito Lops e Gianni Trovati

Fonte: ilsole24ore.com

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