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L’Italia lavora per risolvere la crisi idrica, piaga del Mediterraneo

L’Italia lavora per risolvere la crisi idrica, piaga del Mediterraneo

L’Italia al lavoro per la sicurezza idrica. Il problema siccità è un effetto concreto dei cambiamenti climatici e richiede un intervento profondo, a

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L’Italia al lavoro per la sicurezza idrica. Il problema siccità è un effetto concreto dei cambiamenti climatici e richiede un intervento profondo, anche con progetti di cooperazione con altri attori del Mediterraneo (come Israele)

Mentre la crisi idrica diventa una preoccupazione globale, tra i principali effetti diretti che i cambiamenti climatici stanno producendo anche sugli equilibri geopolitici, la questione attira la concentrazione pure in Italia. La carenza d’acqua sta diventando uno dei principali problemi in diverse aree del territorio italiano e il governo sta predisponendo un piano ad hoc che si articolerà in diverse fasi. Proprio oggi è prevista una riunione riunione tecnica al Mit in vista della cabina di regia sulla crisi idrica programmata nel pomeriggio a Palazzo Chigi.
Il dicastero guidato da Matteo Salvini ha individuato alcune priorità: pulitura degli invasi e necessità di investimenti per garantire la manutenzione e la realizzazione delle dighe.

Il piano di Roma

Le strategie da mettere in atto, come confermato dal presidente della Commissione Ambiente al Senato, Claudio Fazzone in una recente intervista a Formiche.net, saranno coordinate appunto dalla cabina di regia. Il “piano acqua straordinario” prevede un lavoro congiunto con gli enti territoriali e le autorità di bacino. Il Po è ai minimi storici e, come confermato da Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue (Anbi), manca circa il 69% dell’acqua rispetto ai livelli normali.

L’Emilia-Romagna, regione motore per il comparto agricolo, è martoriata: la situazione delle falde è a livelli drammatici. Basti pensare che, ad esempio nella provincia di Reggio Emilia la risorsa idrica è sotto dell’80%. Anche sul piano imprenditoriale, la carenza idrica rischia di pesare moltissimo. Sono circa trecentomila le aziende che insistono nelle aree più colpite, riporta il Sole 24 Ore di oggi riprendendo l’allarme lanciato da Coldiretti. Sul piano finanziario, riporta il quotidiano economico, il governo per aggredire il problema necessità di quasi otto milioni di euro. Risorse che, stando alle dichiarazioni del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida “ci sono, ma sono incagliate dalla burocrazia”. Si tratta per lo più di fondi europei e Pnrr.

Secondo quanto annuncia il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, sono pronti sette decreti che finanzieranno le altrettante Autorità di Distretto. In concreto, verranno effettuati ventuno interventi, di cui quattro di progettazione per il completamento o la nuova realizzazione di grandi dighe, mentre dodici riguarderanno gli interventi di interconnessione o di nuovi utilizzi da dighe esistenti. Nel frattempo, il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha già firmato l’ordinanza che invita i cittadini a evitare sprechi d’acqua e i concessionari a predisporre piani d’emergenza per l’approvvigionamento. Anche in Toscana la situazione è critica: il 2022 è stato l’anno più caldo dal 1800 per la regione, secondo di dati del Servizio idrogeologico e ha portato a un deficit pluviometrico pari al -11% in media. Anche il 2023 non è partito bene: dopo un gennaio positivo, febbraio si è chiuso con un deficit di -57%. Ed è per questo che, la deputata azzurra Erica Mazzetti chiede una “risposta strutturale” al problema della crisi idrica.

Il contesto internazionale

La questione idrica segna, anche in Italia, come ormai il cambiamento climatico faccia sentire i propri effetti sull’agenda dei governi. Problemi che altrove sono ormai da anni segnanti per le vicende interne e regionali, come per esempio nel Sahel. Nella regione dell’Africa centrale la desertificazione avanza e ha già è prodotto lo sconvolgimento degli equilibri quotidiani per diversi gruppi sociali. L’effetto della diminuzione delle piogge pesa in economie legate al settore agricolo e zootecnico, e innesca questioni anche di carattere securitario (come per esempio le nuove traiettorie della radicalizzazione dei fulani). L’acqua è anche alla base della diatribe pesantissima tra Egitto ed Etiopia per il controllo del Nilo, corso d’acqua a cui legano molte delle attività diversi Paesi della regione che risale il Corno d’Africa fino al Mediterraneo. La scarsità idrica sta peggiorando le preoccupazioni esistenziali egiziane per la costruzione della diga Gerd etiope.

E ancora: nei mesi di aprile e maggio dello scorso anno, le tempeste di polvere hanno ricoperto svariate zone del Medio Oriente, peggiorando la qualità dell’aria e influenzando la vita giornaliera in Paesi come Iran, Iraq ed Emirati Arabi Uniti, producendo sofferenze respiratorie tra la popolazione e interruzione di servi base come quelli scolastici e di collegamento. Effetti di un clima più secco, con le minori precipitazioni che si rispecchiano nel depauperamento delle falde. Da molto tempo l’acqua è materia di interesse all’interno del Mediterraneo allargato e dei suoi equilibri. Sempre continuando con gli esempi: da tempo si parla di rivitalizzare il Mar Morto e recentemente, grazie alle normalizzazioni prodotte dagli Accordi di Abramo, Israele, Emirati Arabi Uniti e Giordania, hanno siglato un accordo per investimenti sul settore idrico (e delle rinnovabili) che potrebbe stabilire nuovi bilanciamenti regionali coinvolgendo anche l’Arabia Saudita.

Del tema si è anche parlato durante il recente incontro, a Roma, tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Il faccia a faccia in cui sono stati discussi progetto di cooperazione di vario genere si è concentrato sui temi dell’energia e dell’approvvigionamento idrico. Netanyahu, anche intervenendo al Forum economico delle imprese, si è detto intenzionato a “accelerare le esportazioni di gas verso l’Europa attraverso l’Italia: ora c’è la partecipazione dell’Eni nel nostro progetto, ma riteniamo di poterle portare ad un livello ancora superiore” e a “dare una mano all’Italia nel risolvere i problemi relativi alla siccità”, come già avvenuto in Israele. Ossia, la sicurezza idrica è ormai una necessità alla stregua di quella energetica.

Fonte: formiche.net

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