HomeLa Riflessione di Giancarlo Elia Valori

Gli altri partiti politici nella Repubblica Popolare della Cina Parte seconda: le attività

Gli altri partiti politici nella Repubblica Popolare della Cina  Parte seconda: le attività

I partiti democratici nella Repubblica Popolare della Cina svolgono un ruolo sempre più attivo nella vita politica dello Stato. Nei recenti anni i lor

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I partiti democratici nella Repubblica Popolare della Cina svolgono un ruolo sempre più attivo nella vita politica dello Stato. Nei recenti anni i loro capi sono stati invitati a partecipare a oltre 200 eventi riguardanti sia la politica estera della RPC che le attività dello stesso Partito Comunista Cinese.

I funzionari dei partiti indipendenti hanno visitato oltre 60 Paesi in qualità di vicepresidenti del Comitato Permanente dell’ANP, oppure in rappresentanza del Comitato Nazionale della CCPPC. «Ciò dimostra la stretta collaborazione tra i diversi partiti nella vita politica della Cina e aggiunge nuovi contenuti per il miglioramento del sistema di cooperazione multipartitica e di consultazione politica sotto la guida del PCC», ha affermato la Signora Liu Yandong, vicecapo del Dipartimento Centrale del Fronte Unito.

Questi partiti, i quali – a pari dei nostri ex quadri-penta – hanno dato tutti il loro contributo alla guerra di resistenza, annoverano ben quasi 800mila iscritti, i quali per oltre l’80% detengono posizioni da grand commis e sono alti funzionari nell’organizzazione amministrativa statale dell’Impero di Mezzo.

Ha sottolineato la Signora Liu che tali progressi si sono avuti in specie dalla IV Sessione plenaria del XIII CC (23-24 giugno 1989, dopo i fatti di piazza Tiananmen), che ha riassunto l’esperienza di base di una cooperazione a lungo termine tra il PCC e gli indipendenti ed ereditato ed ampliato la teoria di Deng Xiaoping (1904-97) di cooperazione multipartitica in conformità alle caratteristiche dell’epoca e ai cambiamenti della situazione internazionale, che hanno rafforzato il sistema di collaborazione e di consultazione politica vicendevole. Nelle ultime due decadi, il CC del PCC, il Consiglio di Stato, così come i dicasteri affidati dal CC e dal Consiglio di Stato stesso hanno svolto oltre 200 incontri al vertice in cui i leader dei partiti non comunisti e personalità senza tessera hanno svolto un ruolo di responsabilità. Attraverso la discussione di questioni che vanno dalla politica e all’economia sino allo sviluppo sociale, il processo decisionale è divenuto più aperto e democratico.

Attualmente, oltre 120mila iscritti ai partiti non comunisti del Paese e persone privi di affiliazione sono stati eletti come deputati ad assemblee popolati di diverso livello, e più di 240mila sono stati selezionati come membri della CCPPC a differenti gradi. Un totale di 2.140 sono stati nominati vicecapi o assistenti di organizzazioni governative a livello di contea e altri 51 designati vice-presidenti di tribunali popolari o procuratori. I CC dei partiti indipendenti hanno proposto più di 160 elementi di suggerimento verso il CC del CPC, il Consiglio di Stato e le relative organizzazioni, e di questi un buon numero è stato adottato. Nel frattempo gli stessi CC e della Federazione Pancinese dell’Industria e del Commercio hanno presentato circa 600 voci propositive alle riunioni nazionali della CCPPC, e molte di queste sono state approvate e messe in atto. «Il sistema di cooperazione multipartitica e di consultazione politica sotto la direzione del PCC sarà ulteriormente migliorato e allargato con lo sviluppo della politica democratica socialista in Cina e di progresso nella ristrutturazione», ha affermato la Signora Liu.

Tale sistema politico è stato descritto, in una conferenza stampa del 6 marzo 2013, dal Ministro della Salute, Chen Zhu (n. 1953) – presidente del Partito Democratico dei Contadini e degli Operai – come «garante la solidarietà della Cina, quale più grande Paese in via di sviluppo del mondo, con una popolazione di oltre 1,3 miliardi di persone, e stimola tutte le parti a lavorare insieme nel processo di sviluppo del Paese». Yu Zhengsheng (n. 1945), il presidente della CCPPC, ha affermato di fronte a oltre duemila consulenti politici nel corso della I Sessione del XII Comitato Nazionale dell’assise, che la Cina non copierà modelli e sistemi politici occidentali. D’altro canto, Zhou Zhongxiao, della Lega Democratica, ha aggiunto: «Perché un partito deve sempre essere alla ricerca di potere politico?».

La storia contemporanea dei partiti

Nella storia contemporanea della Cina moderna ci sono stati più di 300 partiti che hanno causato rivalità e provocato prima il fenomeno dei signori della guerra e dopo la disintegrazione nazionale. La Cina non avrebbe mai potuto ottenere i successi di oggi, se avesse applicato modi sconosciuti o imposti da terzi. Il tempo delle guerre dell’oppio, e degli interventi stranieri è cessato dal 1949.

Per rafforzare e migliorare la direzione del partito al potere, si è cercato di costruire una nuova impostazione democratica. Il PCC e le altre parti hanno raggiunto un accordo per rimanere equidistanti e di pari dignità nella cooperazione multipartitica, che ha per base il controllo politico nel tentativo di rendere il compito decisionale del governo più scientifico e rispondente alle esigenze delle altre quattro stelle della bandiera.

Lo sviluppo dei partiti indipendenti è stato ostacolato durante la Rivoluzione Culturale (1966-1976), pur se gli esponenti di quei movimenti non sono stati attaccati da essa: del resto era una lotta riguardante le molte linee in seno alla dirigenza comunista. La situazione è migliorata notevolmente dopo la III Sessione plenaria dell’XI CC del PCC (18-22 dicembre 1978), che ha segnato l’inizio della riforma del Paese e l’apertura in politica. Nel corso degli anni, il numero totale dei membri dei partiti democratici è passata da 65mila nel 1978 a circa 800mila nel 2012.

Gli otto partiti non comunisti non sono partiti d’opposizione, se interpretiamo tale assunto nel canone dello schema liberal-capitalista. Essi partecipano a discussione e gestione degli affari di Stato. Lo stesso Xi Jinping (n. 1953), presidente della RPC e del PCC, ha esortato ad una maggiore tolleranza per le critiche provenienti da membri non comunisti: «Il PCC dovrebbe essere in grado di sopportare le analisi taglienti, correggere gli errori, se ne ha commessi, ed evitarli. I non appartenenti al PCC, nel frattempo, dovrebbero avere il coraggio di dire la verità, esprimersi con parole che sì risultino stridenti all’orecchio, ma che riflettano fedelmente le aspirazioni pubbliche».

Ad esempio nel 2010, Chen Changzhi (n. 1945), presidente dell’Associazione per la Costruzione Nazionale Democratica e vicepresidente del CP della CCPPC, ha dato una prova di come il suo partito eserciti il controllo democratico. Egli aveva scoperto circa 100 città che avevano dichiarato di aver bisogno di nuova energia necessaria alle loro industrie base; dopo un studio del settore Chen valutò fosse uno spreco di risorse, e sottolineò direttamente il problema alla riunione consultiva centrale. I partiti indipendenti inoltre raccolgono fondi per borse di studio, pongono al vaglio i problemi sociali ed emettono rapporti dettagliati che vengono sottoposti alla CCPPC. Altre recenti proposte, che i delegati di tali partiti hanno offerto, includono un appello per salvare storici cimeli di guerra a Chongqing e un invito per migliorare l’assistenza oftalmologica per i residenti della Cina occidentale. Altre questioni riguardano la conservazione di riti tradizionali della cultura cinese.

I delegati dei partiti indipendenti, soprattutto intellettuali e uomini d’affari provenienti da un vasto settore trasversale quali scienze, tecnologia, sanità, cultura, istruzione e ambiente, studiano i problemi sociali e presentano proposte alla CCPPC, che – non dimentichiamolo – è l’organo consultivo che si riunisce a fianco dell’ANP.

Alcune proposte di quest’anno si sono concentrate sulla questione dell’inquinamento ambientale più che su quello atmosferico, sul quale ultimo spesso ci s’intrattiene a mo’ di luogo comune. Inoltre Wang Donglin (n. 1956), iscritto alla Lega Democratica, e componente della CCPPC ha criticato la massa di laureati sfornata dalle università cinesi nel corso delle ultime sessioni, auspicando maggiore meritocrazia e più severità da parte del ceto pedagogico.

Bisogna pur affermare che essere solamente stimolati dalle alte sfere a parlare chiaramente dal basso non sempre è sufficiente. La soluzione è come esercitare e incoraggiare questo dall’interno del sistema. Zhu Shihai, professore all’Istituto Centrale per il Socialismo, ha ammonito che «l’elezione dei deputati dei partiti indipendenti alla CCPPC è oggi principalmente il risultato della cosiddetta “trattativa” come risulta in alcune province: alcuni possono acquistare spazi politici, pubblicitari e di propaganda, con molti soldi» mentre «l’introduzione di un nuovo sistema di voto può aiutare a risolvere questi problemi, perché se non ti alzi in piedi e non parli per il popolo ma solo per te stesso o acquiescenza, perdi credibilità e voti».

Sempre più membri dei partiti democratici sono nominati direttori di agenzie governative. Le statistiche hanno dimostrato che alla fine del 2010 circa 32mila iscritti di tali movimenti lavoravano come alti funzionari a vari livelli: governativo, legislativo e giudiziario. Difatti al precitato Chen Zhu, vediamo come anche Wan Gang (n. 1952), del Partito della Giustizia, è stato nominato Ministro della Scienza e della Tecnologia. Entrambi sono stati i primi ministri non del PCC dal 1970.

All’invecchiamento dell’età media dei membri dei partiti democratici si provvede con campagne di iscrizione verso le giovani generazioni: ma il processo di reclutamento non è facile. I candidati non devono appartenere al PCC, bensì distinguersi tra i loro coetanei ed essere presentati da due membri del partito a cui vogliono aderire; il costo annuo della tessera è di soli 100 yuan (12,11 euro). In genere si preferiscono ammettere, a parità di requisiti, candidati di un’età superiore ai 30.

I partiti indipendenti, in definitiva, rappresentano una conciliazione di opinioni – basata sulle tradizioni comuni, assieme ai comunisti, di lotta per l’indipendenza nazionale e riscatto dall’umiliazione dell’imperialismo – atta a neutralizzare aspiranti avversari situati nelle élite urbane, ossia coloro che non condividono i principi del PCC. Ovvero la ricerca di cooptazione volontaristica di segmenti di classi, ceti e strati borghesi che potrebbero un giorno coagularsi in un’opposizione organizzata agli ordini di potenze straniere, come è capitato recentemente in altri Paesi con esiti drammatici.

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