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Draghi, Bce: tassi (ancora) fermi in attesa della battaglia

Draghi, Bce: tassi (ancora) fermi in attesa della battaglia

Il tasso principale resta fermo allo 0%, quello sui prestiti marginali allo 0,25% e quello sui depositi a -0,40% Il Ftse Mib si riporta i

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Mario Draghi

  • Il tasso principale resta fermo allo 0%, quello sui prestiti marginali allo 0,25% e quello sui depositi a -0,40%
  • Il Ftse Mib si riporta in terreno nettamente positivo (+0,95%) dopo la decisione della Bce sui tassi di interesse
  • Mario Draghi ha sottolineato ancora una volta che la politica (quella non monetaria), che si tratti di riforme strutturali o di misure fiscali, ha il suo ruolo da svolgere

Il rinnovato attendismo della Bce di Mario Draghi questa volta ha il sapore di un dispiegamento di forze nel campo della battaglia. I tassi ancora fermi preludono infatti non solo alle sfide di fine mandato ma soprattutto a quelle di fine ciclo economico, i cui segnali si fanno sempre più evidenti.

La Banca Centrale Europea ha lasciato i tassi d’interesse invariati: il tasso principale resta fermo allo 0%, quello sui prestiti marginali allo 0,25% e quello sui depositi a -0,40%.

Bce: pronti alle sfide

La Banca centrale europea lascerà quindi i tassi invariati ai livelli attuali, o addirittura inferiori. Questo almeno fino “alla prima metà del 2020 e comunque per tutto il periodo di tempo necessario” per far risalire l’inflazione. Lo ha annunciato la Bce con una nota dopo il Consiglio direttivo, aprendo a una tempistica più ampia in cui è escluso un rialzo (prima era fino a metà 2020), e segnalando un possibile taglio.

Si apre poi a una ripresa del quantitative easing. La Bce “è determinata ad agire se le prospettive d’inflazione nel medio termine continuano ad essere inferiori al suo obiettivo”. Il consiglio direttivo “ha dato mandato ai relativi comitati dell’Eurosistema di esaminare le opzioni. Fra cui “le dimensioni e la composizione di nuovi acquisti di titoli”.

Il consiglio della Bce ha poi sottolineato “la necessità di una posizione di politica monetaria altamente accomodante per un periodo prolungato”. Perché “i tassi d’inflazione, sia realizzati che attesi, sono stati persistentemente al di sotto del livelli che sono in linea con il suo obiettivo”. In questo contesto, con l’inflazione che viaggia al di sotto dell’obiettivo, “il consiglio direttivo è determinato ad agire, in linea con il suo impegno a una simmetria nell’obiettivo d’inflazione”.

I comitati dell’Eurosistema sono stati incaricati dalla Bce di esaminare le opzioni riguardanti non solo una ripresa del Qe. Anche misure per mitigare tassi negativi, escludendo una porzione dei depositi delle banche. Poi, “i modi per rafforzare la forward guidance” con cui la Bce orienta le aspettative degli investitori sui tassi d’interesse.

Draghi, Bce: tassi (ancora) fermi. Le reazioni in Borsa

Il Ftse Mib si riporta in terreno nettamente positivo (+0,95%) dopo la decisione della Bce sui tassi di interesse, fermi ma con prospettive di possibili riduzioni mentre è allo studio la ripresa del quantitative easing. L’indice dei titoli a maggior capitalizzazione di Milano dopo una mattinata in rialzo aveva assottigliato i guadagni per portarsi a ridosso della parità dopo le 13.30.

Lo spread tra Btp e Bund scende a 179 punti col rendimento del decennale italiano che si attesta all’1,379% dopo che dal consiglio direttivo della Bce è arrivato un mandato tecnico per studiare ripresa Qe.

Gli asset manager, Draghi e i tassi Bce

Andreas Billmeier, sovereign research analyst di Western Asset (Legg Mason), guarda al prossimo meeting di settembre affermando che in realtà il programma di rilancio del Qe potrebbe non essere intrapreso in quella data. Basterebbe, in realtà, per rendere una politica monetaria accomodante più credibile, distendere i limiti agli acquisti di titoli. Il che renderebbe di fatto inutile una reale ripresa del Qe effettivo, bastando le aspettative di “allentamento”. Lo stesso Billmeier plaude all’assottigliamento dello spread fra paesi centrali e paesi periferici.

Azad Zangana, Senior European Economist and Strategist, Schroders, è severo nella sua analisi. Sottolinea infatti che “le azioni di Draghi sono volte a impedire che l’euro si apprezzi ulteriormente rispetto al dollaro Usa. Sembra però che [il presidente] stia fallendo nel suo tentativo”. “Dopotutto, i tassi sui depositi nell’Eurozona sono già negativi e le banche sono piene di liquidità. Ulteriori tagli dei tassi andrebbero a colpire la profittabilità delle banche, il che è improbabile che incentivi ulteriori concessioni di credito”. Inoltre, “con i rendimenti dei titoli di Stato vicini ai minimi storici, è difficile giustificare il bisogno di acquistare altri bond”.

Critica anche DWS con Ulrike Kastens, economist Europe, quando dice che è improbabile che “queste misure siano sufficienti a generare una spinta economica significativa. Non da ultimo perché è anche l’economia globale a trascinare l’Europa. Inoltre, Draghi ha sottolineato ancora una volta che la politica, che si tratti di riforme strutturali o di misure fiscali, ha il suo ruolo da svolgere”

Si attende settembre

Goldman Sachs Asset Management, nelle parole di Iain Lindsayco-head global portfolio management obbligazionario, si mostra più equilibrata nei confronti della Bce. Dichiara infatti di aspettarsi “un prolungato periodo di allentamento della politica monetaria nell’area Euro”. Pertanto mantiene la sua “posizione di sovrappeso sui tassi core europei su base relativa”.

Sia Legg Mason che Schroders nei loro commenti riferendosi a Draghi parlano di “bazooka carico”. Di “finale memorabile” per settembre parla invece Silvia Dall’Angelo, senior economist di Hermes Investment Management. L’analista infatti aggiunge che “la portata e il timing esatto del prossimo ciclo di allentamento sono incerti, ma la riunione di settembre sembra essere una buona occasione, in quanto la Bce produrrà una nuova serie di previsioni economiche che faranno il punto sui nuovi sviluppi”.

Visto che la Bce ha lasciato invariati i tassi, qualcuno ricorda Sintra, quando “Draghi ha gettato le basi per mettere in campo ulteriori misure di stimolo monetario. Si attende una mossa durante la prossima riunione di settembre, con i mercati che stanno rapidamente prezzando il 90% di probabilità di un taglio più consistente. C’è inoltre alta aspettativa circa un nuovo round di quantitative easing”. E’ la riflessione di Oliver Blackbourn Cfa Portfolio Manager, Uk-based Multi-Asset Team, Janus Henderson Investors.

Obbligazioni e banche centrali, fine di un’era?

Un punto di vista se non originale, diverso da tutti gli altri, arriva da Michael Metcalfe, responsabile globale macro strategy di State Street Global Markets e Antoine Lesné, responsabile strategia e ricerca Emea di Spdr Etfs. Entrambi, anche se con segno opposto, fanno riferimento alla Banca centrale del Giappone. Perchè? Per ovviare ai tassi di interesse negativi, l’autorità monetaria del Sol Levante ha iniziato ad acquitare azioni. Un aspetto prima impensabile, ma che di fatto aggiunge uno strumento alla “cassetta degli attrezzi” di Draghi o al suo “arsenale” che dir si voglia. Almeno in via teorica.

 

 

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