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Diritto alla riparazione: è la nuova frontiera della battaglia contro i colossi del digitale

Il movimento si è guadagnato un sostenitore inaspettato: il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, mentre l'Europa obbliga i produttori a garantire la riparazione per 10 anni

Diritto alla riparazione: è la nuova frontiera della battaglia contro i colossi del digitale

È almeno dagli anni Cinquanta che gruppi ambientalisti e per la difesa dei consumatori si battono per il cosiddetto right to repair, il diri

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È almeno dagli anni Cinquanta che gruppi ambientalisti e per la difesa dei consumatori si battono per il cosiddetto right to repair, il diritto alla riparazione e alla modifica dei propri macchinari, elettrodomestici e dispositivi senza che i produttori limitino l’accesso ai componenti di ricambio o ostacolino in altri modi le riparazioni fai-da-te. Ora questo movimento si è guadagnato un sostenitore inaspettato: il presidente degli Stati Uniti Joe Biden.

A luglio 2021 Biden ha firmato un ordine esecutivo con cui chiedeva alla Federal Trade Commission di redigere nuove norme che restringessero i modi in cui i produttori di dispositivi di vari tipi – dai trattori agli smartphone – possono limitare le riparazioni fai-da-te. L’iniziativa è stata formulata all’interno di una serie di nuove misure a cui sta lavorando il governo statunitense per ridurre la concorrenza sleale nel Paese: secondo l’amministrazione, infatti, negli ultimi decenni le pratiche delle aziende che fabbricano macchinari e prodotti tecnologici hanno creato dei “monopoli della riparazione” che scoraggiano i consumatori, obbligandoli ad affidarsi ai produttori stessi per qualsiasi tipo di manutenzione.

Un esempio lampante negli Stati Uniti è quello di John Deere, una delle più grandi case produttrici di macchine agricole al mondo. Il rifiuto dell’azienda di fornire informazioni tecniche e parti di ricambio a prezzi accessibili è talmente categorico e frustrante che è nato un intero mercato secondario di trattori prodotti prima dell’introduzione della nuova politica aziendale di restrizione alle riparazioni fai-da-te. E persino l’esercito americano ha chiesto al governo di legiferare in materia, in modo da poter riparare più facilmente il proprio equipaggiamento.

A distanza di mesi, Biden è tornato a parlare del tema:In troppi settori, se possiedi un prodotto, che sia uno smartphone o un trattore, non hai la libertà di scegliere come o dove riparare l’articolo che hai acquistato. Se qualcosa è rotto, devi andare dal rivenditore e pagare il loro prezzo. Se provi a ripararlo da solo, alcuni produttori annullano la garanzia”.

Biden ha poi preso parte del merito per alcune recenti politiche di tech company come Amazon e Microsoft, che alla fine del 2021 hanno cominciato a rendere un po’ più semplice e trasparente il processo di riparazione di prodotti iPhone, iPad e Surface, anche se Microsoft consiglia comunque di “cercare assistenza professionale per le riparazioni dei dispositivi e di prestare attenzione se si effettuano riparazioni fai da te”.

Le restrizioni e l’Unione europea

L’anno scorso, la Federal Trade Commission ha consegnato al Congresso statunitense un rapporto di 54 pagine che mostra come “ci sono scarse prove a sostegno delle giustificazioni dei produttori per le restrizioni di riparazione“, smentendo quanto affermato da anni dai lobbysti delle aziende produttrici, secondo cui permettere ai consumatori un maggiore accesso agli strumenti necessari per riparare i prodotti porrebbe rischi per la sicurezza.

In precedenza, la questione negli Stati Uniti era stata affrontata solo a livello statale: 25 Stati hanno preso in considerazione di introdurre leggi sul tema solo l’anno scorso, ma il Massachusetts è l’unico stato con una legge ufficiale sul diritto alla riparazione delle automobili, introdotta già nel 2012. A marzo 2021 è entrata in vigore nell’Unione europea la prima legge in assoluto sul diritto alla riparazione, che obbliga i produttori a garantire che i beni elettrici ed elettronici, come televisori e frigoriferi, possano essere riparati per almeno dieci anni.
Fonte: Wired.it

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