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La tecnologia può aiutarci nella vita “di quartiere”

Per molti è una delle riscoperte della società del post covid che oggi è allo studio di molti urbanisti e architetti

La tecnologia può aiutarci nella vita “di quartiere”

Viviamo in una società interconnessa, una situazione possibile soprattutto grazie alle connessioni veloci e in real time che la tecnologia ci ha p

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Viviamo in una società interconnessa, una situazione possibile soprattutto grazie alle connessioni veloci e in real time che la tecnologia ci ha portato ad avere. È grazie ai nuovissimi e innovativi strumenti tecnologici se oggi riusciamo a fare call con persone dall’altra parte del mondo o se riusciamo a soddisfare più bisogni contemporaneamente, con un app che ci ricorda le deadline e scandisce i vari momenti della giornata, i nostri ritmi.

In questo mondo interconnesso e tecnologico, un giorno, è arrivata la pandemia, scardinando completamente tutto quello che avevamo costruito. Lo ha fatto in un modo brutale ma, a parte un primo momento di smarrimento, ha poi ridefinito le nostre vite, il nostro modo di vivere.

Così, se è vero che per abituarci alla tecnologia ci è voluto pochissimo, meno di un secolo, per abituarci a questa nuova normalità ci è voluto ancora meno. Siamo stati costretti a reinventarci, a farci inventori di noi stessi, delle nostre vite e questo – oggi lo sappiamo – non è stato necessariamente un male.

Il nostro modo di vivere, le nostre scelte, il nostro tempo si è trasformato: smart working, meno spostamenti e meno viaggi ci hanno restituito una dimensione che pensavamo di aver perso per sempre, quella di quartiere. La vita di quartiere è per molti una delle riscoperte della società del post covid che oggi è allo studio di molti urbanisti e architetti. Come la città dei 15 minuti, cioè un modello di spazio basato sul concetto di prossimità che quindi diventa anche più sostenibile e favorisce la socialità.

È un passo indietro nel tempo? Non esattamente. Ci stiamo riadattando, stiamo capendo quale sia la dimensione giusta per noi ma lo facciamo sempre all’insegna dell’innovazione, con gli strumenti tecnologici che devono essere utilizzati per vivere meglio.

Nella città-quartiere, cioè nei quartieri che, anche all’interno delle grandi città, si autosostengono diventando di fatto microcittà all’interno delle grandi metropoli, la rete tecnologica è uno strumento molto utile. Pensiamo per esempio ai gruppi di quartiere che si sono creati sui social o alle social street, un’esperienza di vicinato e collaborazione nata a Bologna ben prima del Covid e oggi replicata in diverse città: modi di ritrovare la socialità e l’inclusione nei propri quartieri. Non solo.

Negli ultimi periodi sono nate anche altre piattaforme e app per facilitare l’interazione umana, certo, ma anche commerciale. È il caso di Laserwall, una tecnologia brevettata che permette agli inquilini di un palazzo di scoprire tutte le opportunità del proprio quartiere attraverso una bacheca digitale interattiva e un’app dedicata. O di Nextdoor, un’app che era già facilitatrice di relazioni di quartiere che si sono creati sui social o alle social street, un’esperienza di vicinato e collaborazione nata a Bologna ben prima del Covid e oggi replicata in diverse città: modi di ritrovare la socialità e l’inclusione nei propri quartieri. Non solo.

Negli ultimi periodi sono nate anche altre piattaforme e app per facilitare l’interazione umana, certo, ma anche commerciale. È il caso di Laserwall, una tecnologia brevettata che permette agli inquilini di un palazzo di scoprire tutte le opportunità del proprio quartiere attraverso una bacheca digitale interattiva e un’app dedicata. O di Nextdoor, un’app che era già facilitatrice di relazioni di vicinato ma che tempo fa ha aperto le Pagine Aziendali, una funzione per aiutare il commercio locale tramite la quale chi vende prodotti o servizi potrà avere una pagina dedicata per farsi conoscere all’interno della propria comunità.

E questo approccio verso il quartiere si riflette anche sul mondo del turismo. Il settore oggi appare profondamente mutato. Le preferenze degli utenti si stanno spostando verso una tipologia di

viaggio a cui prima non eravamo abituati: Wonderful Italy, ad esempio, è una piattaforma che ha come obiettivo quello di slegare dalla stagione i flussi turistici e rendere le attività connesse al settore fonte di lavoro e crescita delle comunità locali.

Una mission raggiunta anche grazie alla valorizzazione delle professionalità del territorio. In questo senso, anche i comuni stanno facendo la loro parte con app dedicate alla scoperta delle loro “gemme nascoste”, a volte addirittura agli occhi dei residenti. È chiaro che le scampagnate all’interno di bellissimi borghi o i trekking nelle montagne non potranno durare per sempre e che prima o poi si ritornerà a fare lunghi viaggi in posti esotici e lontanissimi, ma è altrettanto evidente che anche in questo caso  l’innovazione saprà essere uno strumento che si adatterà a tutti i periodi e, quindi, anche a tutti i viaggi.

Esempi questi fra molti, naturalmente, che ci dimostrano però come, nonostante i cambiamenti che la nostra società sta subendo, la tecnologia abbia un ruolo chiave nella costruzione di una rete commerciale e relazionale, su larga o piccola scala.

Fonte: Huffpost

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