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Come difendersi dagli stalkerware: app che spiano tutto quello che fai sullo smartphone

Un'indagine di Kaspersky rileva come in Italia il 6% degli intervistati ne ha fatto uso. Una forma di violenza domestica, che spesso nasconde abusi più gravi. Ecco come tutelarsi

Come difendersi dagli stalkerware: app che spiano tutto quello che fai sullo smartphone

Benvenuti nel paese in cui più di una persona su quattro (il 26%) ritiene normale spiare il proprio partner senza il suo consenso e in cui il 

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Benvenuti nel paese in cui più di una persona su quattro (il 26%) ritiene normale spiare il proprio partner senza il suo consenso e in cui il 6% è passato all’azione, installando sul cellulare della propria dolce (e ignara) metà uno stalkerware, ovvero un software in grado di monitorare tutto quello che viene fatto su quel dispositivo (la percentuale potrebbe essere molto più alta, considerando che il 6% rappresenta solo coloro che ammettono di averlo fatto). È quanto emerge dal report Digital stalking in relationships, realizzato dalla società di cybersecurity Kaspersky e dal centro studi di mercato Sapio Research (su un campione di più di 21mila persone in 21 paesi, tra cui l’Italia) e presentato in Senato in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, su iniziativa del senatore del Partito democratico, Tommaso Nannicini. Sì, perché spiare il proprio partner (uomo o donna che sia, sia chiaro, ma il report dimostra che sono più gli uomini a farlo: 10% contro 8% femminile nel mondo, 7% contro 5% in Italia) è un reato, e vi raccontiamo perché.

Uno stalkerware è una vera e propria forma di violenza

Quando parliamo di stalkerware (detti anche “spouseware” nei paesi anglosassoni) non stiamo parlando di chi lancia qualche sbirciatina di troppo mentre l’altrə messaggia su Whatsapp (ammesso che tali pratiche si possano considerare sane in una relazione, ma vabbè, “tutte le coppie felici si somigliano, ma ogni coppia infelice lo è a modo suo”, direbbe oggi Anna Karenina). Stiamo parlando invece di una pratica profondamente invasiva, perché permette di controllare tutto ciò che la vittima fa sul suo cellulare: dall’invio di messaggi all’uso dei social media, dall’ascolto delle telefonate alla cronologia del browser, fino ovviamente all’accesso a tutti i dati personali. In altre parole, il totale controllo.

“La cosa grave – ha ricordato Alessandra Venneri, a capo di comunicazione e affari pubblici di Kaspersky  è che oggi scaricare uno stalkerware dal web è alla portata di tutti oltre che perfettamente legale”. Questo perché tali app operano sotto le mentite spoglie di strumenti per il controllo parentale o soluzioni antifurto, che è anche la ragione per cui continuano a comparire in alcuni marketplace.

È evidente, però, che si tratta di una vera e propria forma di violenza. Nei giorni scorsi il Grevio (Gruppo di esperte sulla violenza contro le donne, un organismo indipendente del Consiglio d’Europa) ha pubblicato una raccomandazione sulla “dimensione digitale della violenza contro le donne”, in cui evidenzia come i reati informatici e tecnologici possano rappresentare un rischio “ancora maggiore” di abusi, sottolineando l’importanza di contrastare tale fenomeno sia con iniziative di alfabetizzazione sulla sicurezza online, sia con leggi ad hoc. Una raccomandazione che riprende quanto stabilito anche dalla Corte europea dei diritti dell’uomo con la Sentenza Buturuga contro Romania.

Lo stalkerware è legato a situazioni di violenza domestica

Dal report di Kaspersky emergono altri dati che delineano un quadro non roseo e che fanno intuire come spesso lo stalkerware sia solo un aspetto di un contesto di abusi molto più ampio. L’8% delle persone che hanno risposto in Italia, per esempio, è stato obbligato dal proprio partner a installare un’applicazione di monitoraggio (il 15% a livello mondiale), ma la percentuale è molto più alta tra gli intervistati che hanno subito abusi (27% di italiani e 34% a livello globale) rispetto a quelli che non ne hanno subiti (5% di italiani e 8% a livello globale). Il 24% dei nostri connazionali sospetta che il proprio partner violi la sua privacy digitale e le informazioni personali che non vorrebbero mai finissero nelle mani del partner sono i messaggi di testo (38%), gli account dei social media (36%) e le email (34%).

L’8% degli italiani ha sfruttato funzionalità di smart home per monitorare il partner senza il suo consenso. Infine, tra quell’allarmante 26% che ritiene accettabile essere spiati dal partner, le motivazioni di tale convinzione possono essere il sospetto di infedeltà (70%), possibili coinvolgimenti del partner in attività criminali (59%) e motivi legati alla sicurezza del partner (52%). E “quando è stato chiesto agli intervistati se fosse giusto monitorare consensualmente le attività online del proprio partner – ha aggiunto Alessandra Venneri – quasi la metà degli italiani (44%) si è dichiarato favorevole: il 25% lo farebbe per motivi di trasparenza all’interno della coppia mentre il 19% solo per tutelare la sicurezza fisica del partner o se il monitoraggio è reciproco”.

Cosa fare se si è vittime di stalkerware

Ma le app di stalkerware sono davvero così invisibili? E come capire se si è controllati? “Dati mobili in esaurimento prima del previsto o la batteria che si scarica altrettanto velocemente sono due segnali di allarme”, si legge nel report di Kaspersky. In tal caso meglio controllare quali app stanno consumando le risorse del telefono e quali hanno accesso alla posizione. Ulteriore passo è vedere quali app possono accedere in Accessibilità (dalle “Impostazioni”). “L’accessibilità è una delle autorizzazioni potenzialmente più pericolose nei dispositivi Android. È pertanto consigliabile concedere quel tipo di accesso esclusivamente all’utility anti-virus”, consiglia Kaspersky. Altri metodi di rilevamento prevedono l’utilizzo di una soluzione di sicurezza informatica per dispositivi mobili.

Fonte: Wired.it

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