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Africa: in cerca di nuovi media

Africa: in cerca di nuovi media

La radio gioca un ruolo molto importante nel continente africano. Pensata per un consumo di massa, è forse il mezzo di comunicazione più popolare ed e

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La radio gioca un ruolo molto importante nel continente africano. Pensata per un consumo di massa, è forse il mezzo di comunicazione più popolare ed economicamente piu’ accessibile. I programmi musicali e di intrattenimento, ma anche le trasmissioni didattiche e gli approfondimenti su diversi argomenti, sono una delle principali fonti di ispirazione per un ampio pubblico costruito su una forte tradizione di narrativa prevalentemente orale.

Negli ultimi anni un nuovo servizio audio sta diventando sempre più popolare in Africa. Si tratta dei podcast, i file audio digitali ispirati ai programmi radio che all’inizio venivano chiamati elegantemente “audioblogging”. Descritti dai suoi “creatori” come il mezzo più intimo, ma anche accessibile, i podcast hanno conquistato terreno in Sudafrica, dove c’è una industria dei media di prim’ordine che è appassionata di innovazione tecnologica e scientifica.

Nessuno ha ancora messo in discussione il merito delle produzioni americane. E’ difficile trovare podcast di qualità che siano altrettanto divertenti. In una conversazione email con me, Wanjiru Koinange, amministratrice del progetto Badilisha Poetry X-change, un archivio audio online di oltre 350 poeti africani da oltre 22 anni paesi diversi, dice: «Penso che possiamo ringraziare Serial (il podcast investigativo di giornalismo condotto da Sarah Koenig, ndr) per questo. Ho letto che l’ascolto di podcast è quasi triplicato da quando Serial è uscito».

Detto questo, Badilisha Poetry X-change (Badilisha significa “cambiamento” in swahili) pubblicava podcast – episodi super brevi da 5-10 minuti in cui i poeti recitano una delle loro poesie – molto prima che Serial uscisse nel 2014 (ri)lanciando il mezzo. Secondo Koinange, «è perché il nostro podcast ha nutrito un appetito specifico che nessun altro media nel continente riusciva a soddisfare».

I podcast non sono un mezzo di comunicazione mainstream; i suoi ascoltatori sono una tipologia di utenti piccola e sofisticata. Le statistiche sono difficili da reperire o verificare, ma Badilisha Poetry X-change, per esempio, dice di ricevere circa 3.000 visitatori ogni mese, trovando rapidamente una sua collocazione in uno contesto in cui i numeri non sono la preoccupazione principale.

Il podcast è in circolazione da oltre 10 anni. Ha conquistato ascoltatori sui desktop e sugli smartphone di tutto il mondo, con serie caricate su iTunes, Soundcloud, diverse applicazioni Android (per l’abbonamento e il download) o eleganti siti web dove ascoltare e ri-ascoltare lo stesso episodio all’infinito. La svolta, tuttavia, è arrivata soltanto intorno al 2005, quando iTunes ha aggiunto i podcast al suo menù, facendo affluire nuovi programmi e milioni di nuovi ascoltatori, secondo diverse fonti online.

Il podcast è ancora un mezzo abbastanza giovane in Africa. Anche se si tratta di produzioni limitate e piu’ o meno fai-da-te, ci sono alcune ottime serie che non si vedono solo in Sudafrica. Ai keniani, ad esempio, piace The Spread, un podcast che parla positivamente di sesso e  sessualità, e Afracanah, condotto da due giovani ragazze della diaspora che adesso vivono nel continente.

In Sudafrica il pubblico cresce così come il numero dei “creatori” di podcast e di programmi radiofonici in streaming, più in generale (vedere CliffCentral.com). Il Paese ha anche un suo podcast investigativo, che si chiama Alibi, e che è finito nella lista dei migliori del genere, in un recente articolo dell’Irish Times.

Il produttore esecutivo e conduttore di African Tech Round-Up, Andile Masuku, ritiene che un fattore chiave per avere successo con i podcast sia «creare e curare contenuti di nicchia per i miei canali digitali, e costruire comunità intorno a queste tribu’ nell’ambito delle quali posizionarmi come opinion-leader». African Tech Round-Up è un popolare podcast prodotto in Sudafrica (fra quelli) che si occupa di innovazione tecnologica nel continente. Offre originali approfondimenti di notizie in ambito tecnologico confezionati in episodi settimanali di 30-60 minuti con ospiti in conversazione su su molti temi, dalla copertura dei social nelle elezioni ugandesi all’Internet Blackout nel Camerun anglofono. «Inoltre svolgiamo un ruolo chiave nel mettere in luce problematiche meno note che influenzano il nostro ecosistema», dice Masuku in una conversazione email con me. Secondo lui la sua serie attrae ascoltatori anche fuori dal continente. «I nostri contenuti contano sulla partecipazione attiva della nostra comunità, attraverso il loro coinvolgimento con i social media, i contributi diretti tramite email o messaggi vocali e, naturalmente, gli approfondimenti come ospiti in studio».

Mentre il Sudafrica ha alcune delle più grandi stazioni radio del continente, il costo del traffico dei dati Internet è elevato rispetto ad altre parti. Un ostacolo alla fruizione di questo mezzo sta nel fatto che i podcaster non possono controllare questi costi. È per questo che per la maggior parte degli africani «l’accesso ai podcast, o ad ogni altro contenuto multimediale su web, non è mai tanto comodo o conveniente quanto sintonizzarsi su canali radio e televisione gratuiti, o anche accedere alla TV via cavo», avverte Masuku .

In attesa che i costi del traffico dati diminuiscono, gli autori di podcast e i giornalisti hanno bisogno di raccontare storie di rilievo per gli africani per raggiungere il pubblico – e alla fine ottenere più sponsor. Per molti nel continente, cresce il bisogno di creare piattaforme che consentano a più persone di raccontare le proprie storie in diversi formati digitali. Proprio come quando i poeti trasmettono le loro registrazioni audio delle poesie all’amichevole team di Badilisha Poetry X-change, che aiuta così anche a far luce sullo status della poesia in Africa. L’Africa Center di Città del Capo, il no profit che produce Badilisha, ha realizzato un altro podcast popolare in Sudafrica che si chiama Talking Heads, e che ricorda la realizzazione del programma NPR che si chiama Snap Judgment (un mix di effetti sonori, audio-clip, narrazioni e conversazioni con gli ospiti).

Realizzare un podcast può richiedere molto tempo e denaro quando si tratta di un prodotto professionale che ha bisogno di uno script, registrazioni sul campo, editing, adattamento in studio e mix finale. Ma i giovani “creatori” indipendenti non dovrebbero essere troppo preoccupati di avere l’attrezzatura perfetta. Hip Hop African, per esempio, è un blog e podcast creato dagli studenti del corso Hip Hop e Cultura Popolare del Dipartimento di Studi Africani della Howard University, negli Stati Uniti, che si occupa di hip hop in Africa. Viene caricato su un sito semplice ma perfetto, che sembra un blocco notes. All’inizio l’opportunità offerta da internet di diventare “giovani produttori” è piu’ rilevante per coloro che vogliono sperimentare il nuovo mezzo. Rasmus Bitsch, editor di Sound Africa, una serie di documentari audio che raccontano la complessità del vivere nel continente (l’ultima si chiama Nuclear SA), ritiene che «il podcasting sia solo la versione audio dei video online e proprio come con i video la bassa barriera di accesso significa che è ora possibile per più persone creare propri contenuti. Allo stesso tempo, i produttori professionisti di trasmissioni radio hanno iniziato a produrre podcast, migliorando la qualità dei prodotti che si trovano in giro, e facendo apprezzare il mezzo a piu’ persone».

eastwest.eu

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