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IL PROGETTO ITALIANO CHE TRASFORMA LE BUCCE DI POMODORI IN VERNICI BIO PER PROTEGGERE L’AMBIENTE

IL PROGETTO ITALIANO CHE TRASFORMA LE BUCCE DI POMODORI IN VERNICI BIO PER PROTEGGERE L’AMBIENTE

Questa è una di quelle storie italiane di innovazione, in cui tutto sembra funzionare per il meglio: la riscoperta di un sapere dimenticato, la co

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Questa è una di quelle storie italiane di innovazione, in cui tutto sembra funzionare per il meglio: la riscoperta di un sapere dimenticato, la collaborazione di varie aziende per il suo sviluppo, il sostegno istituzionale per la realizzazione del progetto. È la storia di BiocopacPlus, un progetto che punta a recuperare le bucce di pomodoro per la produzione di una vernice naturale per le scatole metalliche utilizzate nell’industria alimentare.

Tutto nasce da una scoperta quasi casuale di Angela Montanari, responsabile del Dipartimento imballaggi del centro di ricerca della Stazione sperimentale per l’industria delle conserve alimentari di Parma. “Cercando gli atti di un convegno del 1942 ho scoperto un articolo dell’epoca realizzato da un collega che portava avanti una ricerca sugli scarti del pomodoro”, spiega Montanari. “Sono riuscita a rintracciare il suo brevetto e sono ripartita da lì.”

L’idea di utilizzare le bucce di pomodoro era una necessità all’epoca, per la scarsità di materie prime durante la Seconda guerra mondiale, e “torna di moda” oggi, grazie alla sempre maggiore sensibilità verso il “riuso” e lo sviluppo di processi produttivi efficienti e maggiormente sostenibili da un punto di vista ambientale.

L’idea è infatti subito piaciuta all’Europa che, attraverso il bando LIFE, ha finanziato le ricerche con oltre un milione di euro (su un investimento complessivo di circa 2 milioni). “Con un primo finanziamento da 800 mila euro avevamo sviluppato l’idea in laboratorio”, ha raccontato Montanari al Corriere della Sera. “Poi, visti gli ottimi risultati, abbiamo deciso di presentare quest’altra proposta per costruire l’impianto pilota.”

A collaborare in questa seconda parte del progetto la Salchi metalcoat di Burago di Molgora (provincia di Monza e Brianza) e la parmense Cft S.p.A., che hanno messo a disposizione competenze nei settori delle vernici e della meccanica.

A mettere poi a disposizione gli spazi fisici per il primo impianto sperimentale è stata l’Azienda agricola Virginio Chiesaimpresa famigliare di Canneto sull’Oglio, in provincia di Mantova. “Noi produciamo pomodori, che portiamo in un’altra azienda per lavorazione. Dello scarto, utilizziamo i semi per produrre biogas”, spiega il 34enne Stefano Chiesa, diploma in meccanica, che, insieme alla sorella Maria Elena e al fratelloAlessandro, porta avanti l’azienda fondata dal padre.

I prodotti coltivati nei campi dei Chiesa, che si trova in un’area dove si concentra secondo i dati di Coldiretti Lombardia oltre il 70% della produzione lombarda di pomodori, vengono inviati all’industria delle conserve, che li trasforma in passate e pelati e restituisce le bucce. “Che per noi era solo un costo”, chiosa Stefano.

Oggi, infatti, a Canneto sull’Oglio le bucce subiscono il trattamento ideato nel 1942 per estrarre la cutina, il polimero naturale con cui si realizzano le vernici bio. Usando tecniche più avanzate rispetto a quelle del passato, che prevedono un nuovo metodo di estrazione, l’impianto arriva a produrre 100 chilogrammi di vernice all’ora. Usata poi negli imballaggi metallici, ad esempio nelle lattine contenenti prodotti alimentari. Con alcuni vantaggi notevoli: la vernice ottenuta dai pomodori non contiene infatti alcuna traccia del bisfenolo A, proibito ad esempio in Francia a causa dei suoi effetti potenzialmente nocivi.

Inoltre, racconta ancora Montanari, “abbiamo condotto un’analisi ambientale e calcolato che per ogni scatola prodotta si evita di rilasciare in atmosfera 100 mg di anidride carbonica rispetto alle metodologie tradizionali. Cifra importante se si tiene conto che una grande azienda di conserve alimentari supera le 100 mln di scatole l’anno”. Anche per questo il prodotto è stato premiato dal concorso “Idee innovative e tecnologie per l’Agribusiness”, promosso da Unido ITPO Italy (il braccio delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale), Seeds&Chips e CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche),

Conclude Stefano Chiesa: “stiamo davvero realizzando un’impresa in economia circolare. Un’impresa dove si recupera tutto e i rifiuti diventano materia prima per prodotti da vendere ad altre aziende.” Il primo round di finanziamenti al progetto BiocopacPlus, partito l’1 giugno 2014, si è concluso il 31 maggio 2017.

Ma già a ottobre 2016 era partito un nuovo progetto, da 12 milioni di euro, che oggi coinvolge 29 partner in tutta Europa. In cantiere, infatti, ci sono due bioraffinerie: in Italiasi tratteranno pomodori e crusca, in Spagna olive e patate. Il primo impianto sarà pronto prima dell’estate 2018.

 

 

 

 

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