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Un futuro di città galleggianti: l’Olanda studia il seasteading

Un futuro di città galleggianti: l’Olanda studia il seasteading

  L’Olanda inizia a lavorare sulle città galleggianti Aumenta la pressione dell’urbanizzazione sul suolo? Basta spostarsi sull’acqua. Il mito d

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L’Olanda inizia a lavorare sulle città galleggianti

Aumenta la pressione dell’urbanizzazione sul suolo? Basta spostarsi sull’acqua. Il mito del seasteading ritorna a vivere in una nuova ricerca dedicata alle città galleggianti e condotta dal Maritime Research Institute of the Netherlands (MARIN). L’istituto olandese ha messo a punto un innovativo modello urbano “acquatico” con cui offrire una soluzione creativa agli insediamenti umani del futuro.

Che l’idea arrivi dai Paesi Bassi è quasi naturale se si conta l’impegno speso della Nazione per sottrarre terra all’acqua: con il sistema dei polder, tratti di mare asciugato artificialmente attraverso impianti di drenaggio e dighe di protezione, il Paese si è potuto espandere di circa 7.000 km². Ma come fa notare Olaf Waals, scienziato del MARIN, “in questi tempi di aumento dei livelli del mare e città sovrappopolate, la costruzione di dighe e sistemi di pompaggio delle sabbie non rappresenta la soluzione più efficiente”.

Nasce così “Space at Sea“, progetto di ricerca europeo che si è aggiudicato 1,6 milioni di euro in finanziamenti dalla UE e a cui l’istituto olandese partecipa assieme ad altri partner. L’iniziativa ha tre anni di tempo per studiare e testare l’idea di città galleggianti, nuove realtà urbane dove ricreare la vita della terra ferma, dagli alloggi alle fattorie verticali, dai porti ai parchi. In questo contesto il MARIN sta progettando la piattaforma base: il modello test è composto da 87 triangoli galleggianti di diversa grandezza, ancorati al fondale e alla riva, per un’area totale di 3 km2.

 

 

 

 

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